281C 1977
Acrilico, tempera, sughero su tela
90 × 90 cm
XXIII Premio Termoli 1978
Foto: Paolo Lafratta
testo di Giorgio Di Genova (tratto dal sito ufficiale http://www.ermannoleinardi.com/)

I calcoli visuali, o se si vuole le calcolate opere realizzate da Ermanno Leinardi da anni ormai si servono d’un piano (per lo più di formato quadrato), usato come supporto, di una retta e delle O.
Le variazioni sono tutte nell’ambito di queste componenti, tra cui la linea è privilegiata.
Si tratta di una ricerca calcolata per tentativi di equilibri visuali (stavo per dire poetici), di tensioni delle immagini-segno, che confluiscono naturalmente ad una dimensione spaziale.

Tutto il discorso di Leinardi si basa sulla trasformazione dei suddetti livelli, per travalicare la loro essenza primaria in una sempre nuova multiformità di rapporti, in cui la linearità di base viene continuamente contraddetta.
È così che lo spessore della O muta col mutar della loro forma e dimensione. ed è così che la superficie diventa spazio. Ed è in questo spazio inventato, che Leinardi realizza i suoi scandagli sulle infinite possibilità di atteggiarsi della O e della retta su un piano, scandagli in cui si dimostra che O +O non è = O, ma che retta + O è = spazio e che retta + O + spazio è = pittura, o meglio poesia pittorica.
Infatti, poesia del calcolo con metrica visuale potrebbe definirsi la produzione di Leinardi. Anzi, non può assolutamente intendere il senso di tale pittura chi se ne fa sfuggire i valori lirici e fantastici.

I polisensi espressivi che riscattano dalla monotonia la produzione di Leinardi scaturiscono proprio dalla sua ricchezza fantastica.
Da essa deriva la multiformità dell'identico e la varietà nel preordinato, tipiche di questa pittura.
È nel felice connubio di ragione e fantasia, di calcolo e invenzione. di matematica e lirismo che prospera la ricerca di Leinardi, per il quale, essendo egli per natura egualmente dotato di razionalità e fantasia, si tratta in definitiva di rimettere perennemente in discussione i risultati calcolati della ragione, e ottenuti tramite l'esperienza, con le impennate della fantasia e nel contempo si tratta di imbrigliare gli imbizzarrimenti della fantasia con le redini del calcolo matematico.

Si tratta, cioè, di procedere sul filo del discrimine tra razionale e fantastico, tra oggettivo e lirico, tra pensabile e sensibile. E se la fantasia tradisce fecondamente la matematica espressiva, il controllo formale trattiene la fantasia dagli scatti inconsulti e troppo sbrigliati; ma va ribadito che si tratta di un controllo formale che non trascura mai il valore lirico dell'espressione. In questo « tropo » pittorico l’unica ottica ammessa è la percezione, ma l’unica lettura possibile è psicologica.