Eugenio Carmi (Genova, 17 febbraio 1920 – Lugano, 16 febbraio 2016) fin dall’inizio degli anni cinquanta è tra i maggiori esponenti dell’astrattismo italiano. Nei primi due decenni con la pittura informale e dalla fine degli anni sessanta nel rigore delle forme geometriche, che svilupperà progressivamente nel corso dei decenni successivi.
La maggior parte delle sue opere è su tela, ma importanti nel suo percorso artistico sono anche le sperimentazioni su vari materiali, le carte, i lavori in ferro, vetro, le latte, le materie plastiche e la luce. Ha realizzato due opere cinetiche con una delle quali, la SPCE, è stato invitato alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966. Dal 1956 al 1965, è Art Director dell'industria siderurgica Cornigliano/Italsider e nel 1963 fonda a Genova, la Galleria del Deposito, cooperativa di artisti per la creazioni di multipli e la loro vendita anche postale. Membro dell’Alliance Graphique International, è considerato ancora oggi come uno degli innovatori del linguaggio grafico degli anni cinquanta e sessanta. Nel corso dei decenni la costante quotidiana della pittura nel suo studio non è mai solo un fatto puramente personale. Sempre in collegamento col mondo e con gli altri - collaboratori o altri artisti e intellettuali internazionali - ha spesso un ruolo trainante e di catalizzazione di talenti. Non manca mai di intervenire prima di tutto con la sua arte, ma anche con la parola, la presenza attiva in convegni e conferenze internazionali e attraverso l’insegnamento.
Dall’amicizia e collaborazione con Umberto Eco nascono tre favole pubblicate in tutto il mondo. Contemporaneamente realizza Stripsody, opera che deve la sua unicità alla profonda sintonia artistica e umana tra lui, Eco e Cathy Berberian. Nei decenni ha esposto le sue opere in numerosissime personali in Italia e all’estero. Suoi lavori fanno parte delle collezioni di musei e istituzioni in Italia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Stati Uniti. Si è sempre autodefinito Fabbricante di immagini.