Variabile BD 1969
morgan paint su tela
80 × 80 cm
XV Premio Termoli 1970

Gastone Biggi, appunti di lavoro, quaderni e taccuini di studio

(Si ringrazia la Fondazione Gastone Biggi)

[…]Nel 1964 proseguo nell’operazione puntiforme su superfici quadrate, atte a meglio centrare la pregnanza luminosa delle ritmicità monadali, con ciò togliendo, data la uguaglianza dei lati, la rettilinearità scritturale precedente.

Nel 1965 avviene il passaggio dalla superficie continua alla variabile stabilendo un dialettico rapporto tra il tessuto puntiforme centrale e lo spazio circostante. Queste nuove opere si chiameranno Variabili bicromi.

Negli anni 1967 e 1968 proseguo a dipingere i variabili bicromi sempre più approfondendo la ricerca ritmica della luce e lavoro sui grandi Variabili man mano ingrandendo le monadi sempre in bianco, nero e grigio. Nel 1969 la mia indagine operativa si concentra sul cerchio con un passaggio progressivo dal puntiforme al discoforme; il processo formale con lo studio delle tangenze mi consente di avviare sulla supeficie dinamici ingranaggi formali.


Foto: Paolo Lafratta
testo di Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino (Si ringrazia la Fondazione Gastone Biggi)

[…] i quadri di Biggi sono sempre stati dipinti, almeno dai Continui in avanti, tenendo la tela orizzontale, e poi realizzati con continuità consapevole, il più delle volte in alcune ore, in una sola giornata; pochissime grandi opere sono state realizzate in più giorni, ma sempre con continuità di impegno fino alla conclusione del dipinto.

Si comprende perché Biggi intendeva eseguire nell’arco di poche ore, o di una giornata, il suo dipinto: perché si trattava per lui come di una “esecuzione” musicale e quindi gli strumenti, la preparazione dell’opera, il fondo sempre strettamente legato al sistema dei punti della serie dei Continui o quella delle Variabili, tutto doveva essere funzionale alla stesura condotta dalla periferia e da un lato, e poi dal basso all’alto per determinare la scansione delle file di punti, e magari poi l’inserzione sui punti stessi di un altro colore, nero, grigio, sul bianco, o viceversa, in modo da “scrivere” e dunque comporre un ritmo musicale. L’altro aspetto che va sottolineato è proprio la volontà di Biggi di mantenere una precisa scrittura, quindi utilizzare la stessa grafia, la stessa variazione in ciascuna opera, da identificarsi con la forma e i colori del punto o dei punti, la loro intersezione, il loro ritmo variato, la differenza proprio della forma dei punti, la loro capacità di scandire lo spazio e, con questo, il tempo.

Il tempo impegnato a produrre l’immagine, il tempo che chi guarda deve impegnare per comprenderne le variazioni sottilissime all’interno di essa, il tempo che viene rappresentato dal sistema dell’immagine compiuta e quello che si scopre da vicino, osservando l’acribia e la sapienza ritmica di chi ha realizzato l’opera, sono tutti elementi relativi alla durata. Tutto questo si deve conoscere per affrontare il secondo blocco delle immagini del punto dipinte da Biggi, e intendo quindi le Variabili che propongono una scansione differente, non più la superficie della tela completamente coperta di punti, ma l’addensarsi dei punti al centro dello spazio dipinto, punti che ora, nel quadrato scandito al centro della tela, mostrano una forza che li rende partecipi dell’astrazione di Mondrian oppure dell’architettura, magari quella di Mies van der Rohe con i suoi ritmi infiniti di finestre-griglia specchiate di nero. Le matrici di ogni creazione possono essere molto diverse, ma proprio nelle differenze si potrà cogliere la qualità dell’invenzione e la tensione di queste nuove opere di Biggi, le Variabili.


Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino, Gastone Biggi – Catalogo ragionato dei dipinti, Skira Editore, Milano 2018