Vicolo dell’oro 1962
Olio su tela
135 × 135 cm
IX Premio Termoli 1964
Foto: Gianluca Di Ioia
testo di Francesco Maglione (grazie all'Archivio Gastone Novelli)

Gastone Novelli nasce a Vienna nel 1925, ma passa l’infanzia e l’adolescenza a Roma.

Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale sarà anche imprigionato per aver preso parte alla Resistenza, partirà per il Brasile dal quale farà più volte ritorno. Anche dopo essersi ristabilito a Roma nel 1954, continuerà a viaggiare tra Europa e America. Senza alcun dubbio trai i luoghi visitati quello che più lo colpirà è la Grecia, dove si recherà più volte dall’estate del 1961.

Con molte probabilità è dall’esplorazione di questo Paese che nasce l’opera “Vicolo dell’oro”. Sono infatti diverse le opere realizzate durante e dopo il viaggio in Grecia che nel titolo contengono la parola “oro”, sia come riferimento alla tonalità di un oggetto, sia al materiale prezioso. Per esempio il dipinto “La ricerca del vello d'oro” (1963) o i disegni “Il mistero del fiore d’oro – Micene” e “Le miniere d'oro di Siphnos”, entrambi facenti parte della serie di sessantotto disegni per il libro “Viaggio in Grecia” pubblicato non in versione integrale dalle Edizioni Arco d’Alibert nel ‘66. Si tratta di una sorta di guida della Grecia, ricca di descrizioni dei paesaggi, dei siti archeologici, delle città, delle persone incontrate durante i ripetuti viaggi nel Paese balcanico.


In “Vicolo dell’oro”, nella predominanza di bianchi e tonalità chiare, le forme e le linee prendono le sembianze di mappe geografiche o di paesaggi fatti di colline, specchi d’acqua, valli e monti che nella sinuosità delle linee sembrano trasfigurarsi in corpi femminili o in dettagli anatomici come ventri e seni. È difficile ricostruire altro di queste realtà dipinte da Novelli che sembrano richiamare i disegni dei bambini dove le coordinate spaziali e temporali perdono importanza. Questa fluidità e alterazione della realtà è data anche dalle prospettive a “volo d’uccello” e dalle distorte vedute dall'alto con cui si presentano alcune opere di Novelli eseguite a partire dal 1962, in parte confrontabili con quelle realizzate dall'aeropittura futurista più di trent'anni prima. Alla base c’è sicuramente il grande interesse di Novelli per le esplorazioni nello spazio intraprese da Russia e USA dalla fine degli anni Cinquanta che avevano portato il cosmonauta sovietico Juri Gagarin a compiere il primo volo nello spazio attorno alla Terra nel 1961. Nel paesaggio che ci sembra di sorvolare, l’occhio è guidato dal reticolo tracciato con sottili linee simili a meridiani e paralleli di un mappamondo. Quella griglia, già usata da Novelli come elemento organizzativo, rispetto ad altre opere (Corrispondenze terrestri, 1962; Totolettera, 1962; Omaggio al conte di St. Germain, 1962) perde il suo andamento regolare, supera la bidimensionalità, si svuota e si apre allo spazio pittorico. Potremmo dire che in quest’opera la superficie della tela riacquista il suo carattere di superficie pittorica, venendo meno quello di pagina scritta di altre opere. Nella composizione alleggerita, il testo continua ad esistere ma all’interno di pochi riquadri della scacchiera. È una grafia più controllata, forse più vicina all’opera di Paul Klee e meno a quella di Cy Twombly, due degli artisti più influenti su Novelli.

Sin dagli ultimi anni Cinquanta aveva fatta sua l’affermazione dell’artista svizzero: «la scrittura e l’immagine, lo scrivere e il figurare, sono fondamentalmente tutt’uno». Tra lettere e segni incasellati in griglie o in scacchiere cromatiche, la lezione di Klee affiora costantemente. I due artisti condividono molto nelle ricerche e nell’approccio sperimentale.
Il parallelismo fra loro può essere esteso anche alla loro vita personale: come Gastone anche Klee subì la violenza del regime nazista e nel 1937 fu costretto a lasciare la Germania dove le sue opere vennero condannate come "arte degenerata".